Arte&Stile

Il mito di Vogue Italia

Il suo archivio e la nascita di una leggenda

di Lavinia Colonna Preti
Il mito di Vogue Italia — Lombardia Secrets

Un brand che non solo ha fatto la storia della moda, ma che ne ha anche creato l’industria creativa collaterale, come i fotografi di moda, da Meisel a Testino.

Vogue nasce a New York, fondato da Arthur Baldwin Turnure nel 1892, inizialmente come rivista dedicata a raccontare la vita dell’alta società newyorkese. Nel 1909 la svolta: viene acquistata dal giovane avvocato Condé Montrose Nast che, dopo aver lavorato come advertising manager per varie pubblicazioni, intuisce le enormi potenzialità dell’industria pubblicitaria. Ne farà il fiore all’occhiello di quella che diventerà una delle case editrici più influenti al mondo, il Gruppo Condé Nast.

Vogue diventa, infatti, ben presto un punto di riferimento della nascente industria della moda mondiale, un passo dettato anche dalle sue leggendarie direttrici, donne forti e visionarie che hanno saputo adattare le pagine della rivista all’evoluzione della donna nella società. Da Diana Vreeland (1963-1971) che abbandona l’immagine bon ton delle classi agiate per abbracciare una moda più sensuale e provocatoria simbolo di libertà, non a caso diventerà grande amica di Coco Chanel, ad Anna Wintour che riesce a democratizzare il sogno della fashion industry creando un forte legame tra la rivista e le aziende, anche in un’ottica commerciale.

Il mito di Vogue Italia — Lombardia Secrets
Il mito di Vogue Italia — Lombardia Secrets

Vogue Italia nasce con il nome attuale nel 1966, inizialmente sotto la direzione di Franco Sartori che ne innalza l’immagine rendendola più simile all’edizione americana e iniziando a lavorare con i fotografi e i creativi più importanti. Dopo la sua scomparsa, nel 1988 viene nominata direttrice Franca Sozzani che aveva iniziato la sua carriera nel Gruppo Condè Nast quasi per caso, come redattrice di Vogue Bambini.

È a lei e ai suoi collaboratori che si deve il mito italiano di Vogue, l’aver assunto una dimensione autonoma, più artistica e concettuale, tra le varie edizioni internazionali della rivista, nonché l’aver “inventato” alcuni dei maggiori fotografi di moda al mondo, quando ancora questa dicitura nemmeno esisteva come professione. È questo, forse, uno degli aspetti più affascinanti di Vogue: non essere “solo” una rivista quanto una vera e propria fabbrica di talenti, imprese, business.
Insieme a Flavio Lucchini, il suo storico Art Director, nella sede di Vogue di Piazza Castello a Milano, Franca Sozzani creerà, infatti, il mito della moda così come lo conosciamo oggi. E gli aneddoti sono davvero infiniti.

Il mito di Vogue Italia — Lombardia Secrets
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A loro si deve la scoperta di Steven Meisel che Franca incontra per caso a NY. Meisel all’epoca insegnava illustrazione di moda alla Parsons ed è proprio grazie alla sua collaborazione con Vogue che diventerà uno dei fotografi icona del settore, ricoprendo per ben quindici anni il ruolo di unico responsabile della copertina di Vogue Italia.

Anche Mario Testino inizia la sua collaborazione con Condé Nast Italia sempre per caso a NY. Il giovane fotografo si presenta nell’appartamento di Franca per farle vedere il suo portfolio e lì, mentre la accompagna a fare shopping perché le serviva il balsamo per i capelli, nasce l’idea di una collaborazione che lo porterà a diventare uno dei più grandi collaboratori di Vogue Italia.

E Giovanni Gastel, “poeta della fotografia e fotografo della poesia”, come egli stesso si definiva, che agli inizi degli anni ’80 a soli 25 anni inizia a lavorare con Vogue “grazie” a una lite. Mentre è in sala d’attesa per vedere Lucchini, Gastel assiste, infatti, ad un diverbio tra lui e Oliviero Toscani, allora uno dei principali fotografi della rivista, che se ne va sbattendo la porta e urlando a Lucchini che si sarebbe trovato in grossi guai senza di lui. Celebre la replica di Lucchini: “Come farò? Prendo il primo fotografo che trovo” e quello era proprio Gastel che aspettava fuori dalla porta.

Il mito di Vogue Italia — Lombardia Secrets

Anche gli stilisti più famosi sono legati alla storia della rivista. Leggendaria agli inizi degli anni ’70 la visita di Giorgio Armani a Lucchini nel suo ufficio di Piazza Castello per dirgli che avrebbe voluto iniziare con un suo marchio. Fu proprio Luchini a dargli tanti consigli e a creare il logo della maison, composto usando proprio lo stesso font, il Bodoni, utilizzato anche per la scritta di Vogue.

Proprio la sede storica di Vogue Italia, in piazza Castello 27, nel 2015 ha ospitato un’emozionante mostra dedicata ai primi 50 anni della rivista. In quell’occasione, le pareti sono state completamente rivestite, come una carta da parati, con oltre 200 gigantografie delle immagini più celebri che hanno fatto la storia del costume. Uno dei capitoli più emozionanti della storia della moda italiana, che potete qui vedere in alcuni scatti.

Come entrare nella leggenda? Oggi potete visionare tutto l’archivio digitale di Vogue Italia, dal 1964 a oggi. Un tesoro inestimabile di servizi, fotografie, articoli, campagne pubblicitarie che hanno davvero fatto la storia.

Info utili

Vogue Magazine
Vogue Archivio 

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