Sospesa tra fascino asburgico e Belle Époque, tra le vallate del Ticino ed i laghi lombardi, Varese, detta la Città Giardino, regala tesori inaspettati come il suo Sacro Monte, borgo dal fascino unico, e ville scrigni di collezioni d’arte di raffinata originalità.
Legata culturalmente e militarmente al Ducato di Milano nel Rinascimento, plasmata nei suoi palazzi dal dominio asburgico che è durato sino al 1859, Varese è stata la prima città d’Italia a chiedere l’annessione al neonato Regno d’Italia nel 1861.
Forte della sua spinta, tra ‘800 e ‘900 Varese diventa una meta turistica celebre in tutta Europa ed inizia a essere conosciuta come Città Giardino per il grande numero di parchi pubblici e privati.
Proprio da qui prende, simbolicamente, il via il nostro weekend: con una passeggiata a Palazzo Estense, oggi sede del Comune, edificato da Francesco III d’Este, signore di Varese dal 1765 al 1780 per volere reale austriaco, che lo circonda di un enorme parco all’italiana progettato ad immagine e somiglianza di quello del palazzo imperiale di Schönbrunn di Vienna.
L’aspetto del borgo disposto tutt’intorno alla chiesa è singolare. Le montagne grandiose. Insieme magnifico: al calar del sole, noi vedemmo sette laghi.
(Stendhal, su Varese e il Sacro Monte)
Da qui si prosegue verso il centro della città, percorrendo le sue vie principali, e magari fermandosi per una pausa in uno dei suoi caffè storici: la Pasticceria Ghezzi, nel centralissimo corso Matteotti, aperta nel 1919 ed ancora oggi gestita dalla stessa famiglia che la ha fondata.
Per il pranzo, si può optare per la Vecchia Trattoria della Pesa, situata poco distante, della famiglia De Lodovici, molto conosciuta per la più celebre Da Annetta a Capolago, garanzia di buon cibo e ospitalità dal 1928.
Dopo mangiato si può passeggiare sino a Villa Panza: una dimora settecentesca che ospita quella che è oggi una delle più grandi collezioni al mondo di arte americana del Dopoguerra, creata da Giuseppe e Rosa Giovanna Panza di Biumo e donata al FAI nel 1996.
A Villa Panza è possibile trascorrere un’intera giornata immersi nell’arte e nella natura. Oltre agli interni, sono, infatti a disposizione dei visitatori ben 33.000 mq di parco arricchito da opere di Land Art e il Ristorante Luce, perfetto dopo il tour delle tante sale.
E se per cena volete un luogo davvero speciale, potete prenotare al Crotto Valtellina a Malnate, a circa 15 minuti dal centro di Varese. Il ristorante, racchiuso tra una scenografica grotta di arenaria e un romantico dehors fiorito, è la perfetta sintesi tra tradizione e innovazione orchestrata dallo chef Roberto Valbuzzi, terza generazione della famiglia, originaria della Valtellina, alla guida del locale sin dagli anni ’70.
Con l’idea di un risveglio con vista, dopo cena potete salire al Sacro Monte di Varese. Luogo di culto dall’alba dei tempi, la sua sacralità è legata alla vittoria di Sant’Ambrogio, allora vescovo di Milano, sui seguaci dell’arianesimo importato d’oltralpe dai popoli germanici. Nel XVI secolo fu il vescovo di Milano Carlo Borromeo a dare un forte impulso alla creazione dei “monti sacri”, con l’idea di offrire una meta di pellegrinaggio anche per chi non poteva recarsi in Terra Santa, e, così, la costruzione del Sacro Monte di Varese riuscì ad essere completata nel 1623.
Appartenente al gruppo dei 9 Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia inseriti nel 2003 dall’UNESCO nei patrimoni mondiali dell’umanità, si presenta oggi come un percorso di circa 2 chilometri attraverso 14 cappelle che conducono al Santuario di Santa Maria del Monte che funge da quindicesima cappella.
A Sacro Monte non c’è nulla di lussuoso o di design, anzi. Le atmosfere sono decisamente fané, ma l’aura sacrale, la pace, e la bellezza silenziosa della natura tutt’intorno lo rende uno dei luoghi più insolitamente magici della Lombardia (ma non per tutti!).
Per vivere appieno queste suggestioni, l’indirizzo giusto è una leggenda di Varese: il Borducan, locanda in stile Liberty che prende il nome dal liquore ideato dal suo fondatore, aperta nel 1924 e da allora rimasta assolutamente identica (potete prenotare una delle camere con vista sul Lago di Varese).
Come in un viaggio nel tempo, appena si entra ci si sente catapultati nel mondo di Davide Bregonzio che attorno al 1860 inventò l’Elixir al Borducan, un digestivo a base di arance e una miscela d’erbe di montagna che ideò, dopo essersi unito ai Mille di Garibaldi, tra la Sicilia e l’Algeria (“borducan” era più o meno il suono della parola arancia dolce in arabo).
Tutt’ora di proprietà dei discendenti dei Bregonzio, la famiglia Bianchi, il Borducan è oggi gestito da Riccardo Santinon che per le celebrazioni dei primi 100 anni dell’hotel, che cadono quest’anno, ha ideato non pochi eventi.
Ebbri di Elixir, è ora di fare visita al Santuario, salendo alla cima del Sacro Monte, e soprattutto, poco più giù, visitare una delle case museo più insolite e straordinarie al mondo, quella appartenuta a Lodovico Pogliaghi.
La “Wunderhaus”, tra finestre di alabastro, vasi Ming e sarcofagi egiziani, è l’incredibile testamento creativo di uno dei più grandi artisti decoratori italiani, giunta sino a noi praticamente intatta grazie al lascito, quando egli era ancora in vita, alla Pinacoteca Ambrosiana che se ne è fatta custode.
Pogliaghi si era, infatti, innamorato del Sacro Monte mentre lavora al restauro delle cappelle e del santuario e, a partire dal 1885, acquistò una serie di terreni per intraprendere la costruzione della sua casa proprio lì, dedicandosi con grande dedizione al progetto per tutta la vita.
Per farvi comprendere l’eccezionalità del luogo, basti citare che Pogliaghi vi ha costruito una stanza per farci stare il gesso in scala 1:1 della porta centrale del Duomo di Milano da lui realizzata, oltre che una sala ispirata al Pantheon di Roma per ospitare la sua collezione di arte classica tra cui una statua in marmo di Dioniso-Apollo, risalente alla prima metà del II secolo d.C.
Un luogo talmente ricco di decorazioni ed oggetti unici che vale davvero un viaggio.
Il nostro itinerario, per i nostalgici della Belle Époque, si conclude al leggendario Grand Hotel Excelsior di Casbeno (nella foto un manifesto della Collezione Salce di Treviso), oggi un quartiere di Varese, inaugurato nel 1874, e per anni il simbolo della sua Dolce Vita. Uno degli hotel più celebri d’Italia frequentato dalle élite europee, purtroppo chiuse nel 1927 conseguente al calo delle presenze turistiche dopo la Prima Guerra Mondiale e nel 1931 fu acquistato dalla Provincia di Varese di cui oggi è sede.
Qui, poco distante, si trova La Vinothèque, un piccolo bistrot nato dalla passione per il territorio e le sue tradizioni gastronomiche dell’oste chef Giorgio Nascimbene. Non poteva esserci conclusione migliore, in compagnia di ottimi vini e atmosfere bohémien, per il nostro weekend alla scoperta di Varese.
Il segreto
Al Sacro Monte il fashion brand Missoni ha dedicato la campagna F/W 2020. L’azienda nasce, infatti, in provincia di Varese, a Albusciago di Sumirago, dove oggi è custodito il bellissimo Archivio Missoni, completamente consultabile anche online. Proprio Angela Missoni in un’intervista descrisse splendidamente l’essenza del luogo: “Santa Maria del Monte è un posto romantico (…) dove ammirare il sole che sorge e le bellissime viste, dalle terrazze, che spaziano verso lontani panorami”.