"Richard Avedon Relationships"
A Palazzo Reale a Milano la mostra del maestro che ha rivoluzionato la fotografia di moda
A Milano a Palazzo Reale, la retrospettiva “Richard Avedon Relationships” è dedicata al celebre fotografo americano che, dal Dopoguerra in poi, ha rivoluzionato il mondo della fotografia, in particolare quella di moda.
Visitabile sino al 29 gennaio 2023, l’esposizione di Palazzo Reale ripercorre oltre 60 anni di carriera di Avedon, scomparso nel 2004 a 81 anni, attraverso 106 immagini provenienti dalla collezione del Center for Creative Photography (CCP) di Tucson (USA) e dalla Richard Avedon Foundation (USA).
Nato a NY nel 1923, si appassiona presto alla fotografia e, dopo aver abbandonato gli studi di filosofia alla Columbia, nel ’42 si arruola in Marina come fotografo. Frequenta lezioni, si entusiasma sempre di più, appagato da quest’arte, ancora non considerata tale nel lontano Dopoguerra, che gli permette di domare la sua anima inquieta catturando istanti di vita con appassionata voracità.
Penso che il fascino sia la capacità di essere veramente interessati agli altri.
(Richard Avedon)
Proprio durante un corso da lui tenuto, nel 1944 incontra Alexey Brodovitch, leggendario art director della rivista Harper’s Bazaar, che, affascinato dal talento del giovane fotografo, lo inizia al mondo della moda, all’epoca ancora molto conservativa e lontana da quelle logiche di spettacolarizzazione a cui siamo abituati oggi.
E’ l’inizio di una rivoluzione in cui Avedon abbandona le pose classiche da studio delle modelle per coinvolgerle in vere e proprie “sceneggiature” visive en plein air, dando loro un’anima, spesso ammiccante ed irriverente, e giocando con quelle armoniose pose plastiche corali in movimento che poi diventeranno uno dei suoi tratti distintivi.
Ribalta i canoni classici anche in studio, giocando con i grandi formati ed i volti che ritrae ravvicinati, riempiendo tutta l’inquadratura, e riuscendo a svelare, grazie alle sue straordinarie doti empatiche, sfumature che nessun altro avrebbe saputo vedere.
Una caratteristica che lo renderà in breve tempo non solo uno dei fotografi più apprezzati da tutte le riviste dell’epoca, da Vogue al New Yorker, ma anche uno dei ritrattisti più ricercati, celebre per essere in grado di catturare l’anima più vera delle persone che racconta in immagini.
Un “prezzo” che anche celebrity e politici sono stati disposti a pagare pur di apparire così straordinariamente forti, armoniosi e vibranti. Basta osservare alcuni dei suoi capolavori in mostra per capire quanto grande fosse questo suo “dono”: come il ritratto di Marilyn Monroe del 1967, in cui l’attrice americana è colta bellissima in un momento di vulnerabilità, o quello di Marlene Dietrich in turbante Dior del 1955, ripresa in primissimo piano mentre si accende una sigaretta con uno sguardo che lascia intuire il suo carisma.
Il percorso in mostra inizia dai primi scatti di moda di Avedon che già dimostrano tutto il suo genio. Come la foto “Dovima con gli Elefanti” del 1955. La celebre modella, la prima ad adottare un nome unico (costituito dalle prime due lettere dei suoi tre nomi Dorothy Virginia Margaret) e una delle più pagate dell’epoca, arrivando a guadagnare 75 dollari all’ora, viene ritratta in abito da sera Dior al Cirque d’Hiver di Parigi tra due elefanti, in una posa che enfatizza ancora di più la bellezza della silhoutte del suo vestito.
La bravura di Avedon anche nei lavori più “commerciali” si intuisce nella fotografia del 1948 “La scarpa ideata da André Perugia” per Christian Dior in cui il tacco rivestito di pelliccia in primo piano assume proporzioni monumentali sullo sfondo della Torre Eiffel, creando una composizione audace quanto inedita per l’epoca.
Una cifra stilistica chiara e molto riconoscibile che negli scatti di moda più recenti si fa sempre più sofisticata e raffinata. Come nei ritratti della mannequin americana di origine cinese China Machado, stupenda nel pigiama da sera disegnato dalla principessa Irene Galitzine nel 1965, che Avedon contribuì a lanciare quando decise di fotografarla per Harper’s Bazaar superando le obiezioni degli editori rispetto alla sua scelta di una modella non bianca.
O il leggendario ritratto dell’attrice e modella tedesca Nastassja Kinski in cui è avvolta da un pitone, realizzato per Vogue America nel 1981, e successivamente pubblicato come poster vendendo oltre 2 milioni di copie.
La mostra si conclude con i meravigliosi scatti che Avedon ha realizzato negli anni ’80 e ’90, all’apice del sistema moda Italia, frutto in particolate della sua felice collaborazione ed amicizia con Donatella e Gianni Versace che lo portano a fotografare tutte le più famose top model dell’epoca, da Linda Evangelista a Christy Turlington.
Una mostra imperdibile che, oltre a raccontare il suo lavoro nella moda, si compone in un totale di 10 sezioni, investigando anche altre tematiche, come il suo impegno di denuncia sociale e nella lotta per i diritti civili.
Il segreto
Maniaco della perfezione sia di tecnica che di estetica, Avedon poteva fotografare anche per giorni prima di decidere che un’immagine gli andasse bene. Rimane celebre l’aneddoto, all’inizio della sua carriera, quando nel 1949 la rivista Life gli commissionò una serie di ritratti di NY. Non soddisfatto dei suoi scatti, preferì restituire i soldi piuttosto che consegnare qualcosa che non fosse “straordinario”.