Alla scoperta del Caffè Fernanda della Pinacoteca di Brera a Milano, il bistrot intitolato ad un'importante donna della storia dell'arte, Fernanda Wittgens, situato all'interno del museo voluto da Napoleone come grande "Louvre" italiano.
Quale bistrot al mondo offre l’opportunità di bere un caffè a pochi metri dal bacio più famoso della storia, che ha ispirato artisti del calibro di Luchino Visconti nel film Senso e di Federico Seneca per la celebre scatola blu dei Baci Perugina?
Stiamo, ovviamente, parlando del dipinto Il Bacio. Episodio della giovinezza. Costumi del secolo XIV, manifesto del romanticismo ottocentesco ultimato da Francesco Hayez nel 1859 e ospitato nell’ultima sala della Pinacoteca di Brera che si affaccia proprio sul Caffè Fernanda.
Brera risorta dalle rovine della guerra offre una testimonianza più vasta di quella puramente artistica, una testimonianza di civiltà.
(Fernanda Wittgens)
Il primo vero bar che la Pinacoteca abbia mai avuto, è stato inaugurato nel 2018 e così chiamato in onore della prima donna direttrice del museo, Fernanda Wittgens, oltre che la prima in Italia a ricoprire un ruolo direttivo in un’importante istituzione culturale.
Sono molte le unicità che il Caffè lascia trapelare dalla sua importante storia. Come la vista dal dehor: i suoi tavolini esterni si affacciano, infatti, sullo spettacolare cortile del porticato a due piani che ospita il Monumento a Napoleone di Antonio Canova, maestosa statua di 3 metri commissionata nel 1807 all’artista da Eugenio di Beauharnais, viceré d’Italia.
La Pinacoteca nasce, infatti, ufficialmente nel 1809 per volontà di Napoleone, all’epoca Re d’Italia, con l’idea di esporvi i dipinti più significativi provenienti dai territori conquistati dalle armate francesi. Contrariamente agli altri grandi musei del nostro Paese, la Pinacoteca di Brera non nasce, quindi, da nuclei di collezioni private, bensì dalla chiara visione politica del condottiero di creare un Louvre italiano.
La bellezza degli interni del Caffè Fernanda si deve, invece, al grande architetto Piero Portaluppi, autore tra gli altri suoi capolavori di Villa Necchi Campiglio e del restauro di Casa degli Atellani, a cui, in seguito al severo bombardamento del 1943, venne affidata gran parte della ricostruzione del museo.
Fu proprio la sua direttrice Fernanda Wittgens, autrice del salvataggio di molte opere durante la Seconda Guerra Mondiale oltre che del riallestimento delle sale secondo i più attuali criteri museografici, ad inaugurare il 9 giugno del 1950 la nuova Pinacoteca.
Il progetto dello spazio caffè, ospitato in quella che era l’entrata della Pinacoteca, è stato portato a termine da rgastudio che, pur aggiungendo un tocco contemporaneo, ha mantenuto i dettagli del decor originale anni ’50 opera di Portaluppi come i pavimenti in marmo Fiore di Pesco e le cornici delle porte in marmo Rosso Levanto con la scritta “Brera” in ottone che si staglia su pareti blu ottanio.
Oltre al grande dipinto di Pietro Damini S. Bernardo che converte il duca di Aquitania situato sopra al bancone e Le tre Grazie di Bertel Thorvaldsen, presenti già nel 1950, nella sala sono stati aggiunti il busto di Fernanda Wittgens di Marino Marini e il suo ritratto eseguito da Attilio Rossi.
E dopo un drink al Caffè Fernanda ci sono tantissimi altri capolavori che vi aspettano nelle sale della Pinacoteca, dal Cristo morto del Mantegna allo Sposalizio della Vergine di Raffello, dalla Pala di Montefeltro di Piero della Francesca alla Cena in Emmaus di Caravaggio.
Mentre, se siete curiosi di conoscere altri dettagli della storia di questo straordinario museo e della sua direttrice, vi consigliamo il libro Sono Fernanda Wittgens. Una vita per Brera di Giovanna Ginex edito nel 2018.