Il nuovo Museo della Fondazione Luigi Rovati
La bellezza etrusca incontra l’arte contemporanea

Quello che fu a Milano il palazzo del Principe di Piombino, è oggi la sede del nuovo Museo della Fondazione Luigi Rovati che racconta l’apice dell’arte etrusca in dialogo con artisti contemporanei, da Picasso a Warhol.
Il nuovo Museo, aperto nel settembre 2022, nasce dal restauro del maestoso palazzo di Corso Venezia costruito nel 1871 dal Principe di Piombino, poi divenuto di proprietà delle famiglie Bocconi e Rizzoli, e acquistato nel 2016 dalla Fondazione Luigi Rovati, intitolata al celebre medico, ricercatore, imprenditore farmaceutico e fervido collezionista di arte classica.
Un amore ereditato dal figlio Lucio che, in particolare dopo una visita a Tarquinia, inizia ad acquistare reperti etruschi, supportato dalla moglie Giovanna Forlanelli, oggi presidente della Fondazione e grande esperta d’arte contemporanea. Un’unione che ha dato vita oggi ad uno straordinario museo privato che espone una collezione di oltre 250 reperti etruschi in dialogo con opere di diverse epoche e civiltà.


Ho sempre collezionato con lo stesso metodo con il quale ho formato la mia vita di ricercatore: raccolgo elementi per la conoscenza.
(Cavalier Luigi Rovati)
Straordinario il progetto di riqualificazione del palazzo, seguito dallo studio MCA, guidato dall’architetto Mario Cucinella, che ha recuperato un intero piano ipogeo plasmandolo nella pietra serena, materiale estratto dalle cave tosco-emiliane, con 30.000 blocchi che avvolgono tutto lo spazio, dando vita a scenografiche sale sinusoidali ispirate alle tombe etrusche di Cerveteri.
La civiltà etrusca, che vide il periodo di massimo splendore nel Centro Italia tra il IX e VI sec. a.C. quando i suoi commerci giunsero sino al Mediterraneo ed al Centro Europa, è per molti versi ancora misteriosa, di origine incerta e da molti considerata il precursore italico di quel senso estetico legato alla Bellezza come codice etico che ha reso il Made in Italy famoso in tutto il mondo.

Una fine maestria artigiana ed un gioioso edonismo, infatti, che si colgono nei meravigliosi corredi funebri, gioielli ed oggetti preziosi esposti nella sala ipogea a fianco di opere contemporanee che omaggiano la civiltà etrusca. Come, proprio all’ingresso, la testa di Arturo Martini, in riferimento a questo popolo che amava ornare gli edifici con effigi di Medusa a cui attribuiva la funzione di tenere lontana la malasorte, o il vaso di Picasso che ripropone l’immagine di un banchetto etrusco.
Gli appassionati di decorazione d’interni ameranno particolarmente il piano nobile del Palazzo, seconda tappa dell’esposizione, che ha mantenuto i preziosi dettagli originali dell’edificio come le boiserie, gli stucchi, i pavimenti e i camini in marmo arricchendoli, oltre all’arte etrusca, di opere site specific create da artisti internazionali.

Le stanze, ristrutturate negli anni ’60 dall’architetto Filippo Perego per la famiglia Rizzoli, mantengono il sapore originale di un’elegante dimora milanese, arricchite da tocchi pop.
Nella prima sala, in stile barocco con broccati verdi alle pareti, troviamo sospesa la Lanterne à quatre lumières firmata da Diego Giacometti e realizzata in gesso nel 1983 per l’appartamento parigino della celebre garden designer e collezionista americana Rachel Lambert (Bunny) Mellon.
Attraversando il lungo corridoio abbellito dagli splendidi arazzi di Francesco Simeti, si entra quindi nel primo salone in cui la tela The Etruscan Scene: Female Ritual Dance (1985) di Andy Warhol, ispirata ai danzatori rappresentati nella tomba delle Leonesse di Tarquinia, è inserita nel colpo d’occhio dato dalle decine di buccheri neri etruschi racchiusi in alte vetrine.

L’adiacente salone d’onore ospita l’installazione di Giulio Paolini che dialoga con il grande cippo tardo-etrusco del guerriero Arnth Prastna, mentre la splendida Sala da Pranzo dalle pareti fucsia è decorata con gli acquarelli di Luigi Ontani.
Nella sala successiva, finemente intarsiata, troviamo, invece, la grande specchiera di Marianna Kennedy che convive con oggetti antichi legati all’arte della guerra e la tela di Giorgio de Chirico Le Cheval d’Agamèmnon (1929).

Il percorso si conclude con lo Spazio Bianco per le esposizione temporanee, sino al 27 novembre dedicatao alle opere di Sabrina Mezzaqui.
Il Museo della Fondazione Rovati ospita, al piano terra, anche un originale bookshop e, con dehor affacciato sul giardino interno del Palazzo, il caffè-bistrot di Andrea Aprea, due Stelle Michelin, aperto dal mercoledì alla domenica dalle 8.00 alle 21.30.
Il segreto
Originariamente Porta Venezia era una delle zone più malfamate di Milano e, durante la peste del Manzoni, fu ritrovo dei monatti. Riammodernata sotto il dominio austriaco come “entrata” della città, nel 1836 l’area viene acquistata dall’inglese Giacomo Johnson che vi installò un laboratorio per la produzione di bottoni e stemmi in metallo stampato, come confermano alcuni bottoni in bronzo ritrovati negli strati di scavo più superficiali del Palazzo.
Info utili
Fondazione Luigi Rovati
Corso Venezia 52
20121 Milano
Tel. +39 02 38273001