I Giardini di Villa Melzi di Bellagio sono, innanzitutto, una grande dichiarazione d’amore per il Lago di Como e l’arte italiana che dura, ininterrotta, da oltre 200 anni.
Voluti dal milanese Francesco Melzi d’Eril, figura di spicco della politica italiana, amico personale di Napoleone che lo fece Vice Presidente della Prima Repubblica Italiana, sono, infatti, sempre rimasti di proprietà della stessa famiglia che li ha mantenuti intatti nei secoli nel totale rispetto del progetto paesaggistico originale.
Giunti in eredità a Tommaso Gallarati Scotti per lascito della madre Luisa Melzi D’Eril, è grazie a sua volta al figlio Lodovico Gallarati Scotti se negli anni ’70 i giardini vengono aperti al pubblico, un impegno oggi raccolto in particolare dal figlio Fulco che li custodisce con amore ed impegno investendo continuamente, non solo tutto il ricavato dalle visite, nel loro miglioramento e manutenzione.
Mi considero il custode di un’opera, consegnatami dalla mia famiglia, che per la sua importanza storico artistica deve poter servire anche la nostra intera comunità
(Conte Lodovico Gallarati Scotti)
Proclamata monumento nazionale, la costruzione della villa inizia nel 1808 a seguito della decisione di Francesco Melzi D’Eril di stabilirsi a Bellagio. Per la sua nuova residenza, il Conte di Lodi, che aveva anche finalità di rappresentanza visto l’importante incarico politico da lui ricoperto, pensò davvero in grande, senza badare a spese, coinvolgendo i migliori progettisti ed artisti dello stile neoclassico tanto in voga all’epoca. La scelta ricadde per il giardino sull’architetto Luigi Canonica e l’agronomo Luigi Villoresi, autori anche del parco di Villa Reale di Monza, che idearono un progetto davvero da sogno, ricco di piante rare ed esotiche.
Rimasto inalterato nel tempo, caratteristica non usuale per i giardini di grandi dimensioni in Italia, vi sono infatti presenti tante rarità: dagli enormi alberi secolari a una straordinaria collezione di camelie, dalle specie esotiche come un Pino di Montezuma, arrivato dal Messico come dono personale di Massimiliano d’Asburgo, al gigantesco Albero dei Tulipani.
A proposito di rarità, le cronache dell’epoca raccontano di una guerra a colpi di “piante” tra il Melzi D’Eril e Giovanni Battista Sommariva, suo rivale politico che nel 1801 aveva acquistato la dirimpettaia Villa Carlotta, altra perla del Lago a Tremezzo, che lo sfidava a distanza per avere all’interno delle sua villa le opere d’arte o le specie botaniche più belle.
Oltre alla pregiata parte botanica, il giardino è anche impreziosito da molte opere d’arte, in linea con le tendenze “esotiche” del tempo, come statue egizie risalenti alla dinastia di Ramses II o una gondola veneziana originale, testimone di una moda di inizio ‘800, quando le famiglie nobili del Lago facevano a gara per avere l’imbarcazione da diporto più cool per i loro ospiti. I visitatori illustri della Villa sono stati davvero tanti, dall’élite politica europea dell’epoca, sino ad artisti come Franz Litz, che qui si dice abbia composto la sua celebre “suonata a Dante”, e Stendhal che la menzionerà nel suo romanzo la “Certosa di Parma”.
I giardini sono anche famosi per 2 dei luoghi più instagrammati del Lago di Como, che potete vedere nelle foto: il primo è il Giardino Orientale con il suo laghetto di ninfee ed il bucolico ponticello in ferro battuto, mentre il secondo è il Chiosco Moresco bianco ed azzurro, edificato per ospitare le pause caffè, altra moda dell’epoca. E’ qui, sotto lo sguardo silenzioso dei busti dell’imperatore d’Austria Ferdinando I e dell’imperatrice Marianna di Savoia, del duca Lodovico Melzi e della consorte Josephine Melzi Barbò, che, dando le spalle al Lago, troverete l’inquadratura perfetta delle foto più popolari con hashtag #comolake.