In una laterale di Corso Buenos Aires, tra splendidi de Chirico, Fontana, Sironi e i fregi dell’architetto Portaluppi, l’originale Casa Museo nasce dall’amore di Antonio Boschi e Marieda Di Stefano per il collezionismo e le grandi avanguardie del Novecento.
Il privilegio di entrare in una casa museo ci pone a contatto con alcune tra le emozioni più forti che accomunano il collezionismo, nella sua appassionata Recherche, all’artista stesso. Ossessione, sacrificio, senso del divino si respirano, infatti, non appena saliti al secondo piano di questo eclettico palazzo milanese.
Realizzato tra il 1929 e il 1931 da Piero Portaluppi per la famiglia Di Stefano, qui hanno felicemente abitato Antonio Boschi (1896-1988) e Marieda Di Stefano (1901-1968) che, accomunati dallo stesso amore smisurato per le arti figurative, hanno collezionato nel corso della loro vita oltre 2000 opere, tra quadri e sculture, degli autori più importanti del Novecento, poi donate al Comune di Milano.
Nel loro salotto passarono tutti gli artisti italiani, da Savinio a de Chirico, da Morandi a Marussig, spesso intrattenuti dalle celebri serate musicali organizzate dai miei zii.
(Alessandro Mendini, nipote di Antonio Boschi)
Nelle sale del loro appartamento ne sono esposte circa 300, tra cui lavori di Piero Marussig, Umberto Boccioni, Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Arturo Martini, Achille Funi, Giorgio Morandi, Filippo de Pisis, Lucio Fontana, Renato Birolli, Aligi Sassu, Roberto Crippa, Enrico Baj, e Piero Manzoni.
Casa Museo Boschi Di Stefano, così come la vediamo oggi, riflette solo in parte l’aspetto originario che la collezione aveva quando i coniugi Boschi l’abitavano e vi ricevevano artisti, intellettuali e amici, assidui frequentatori delle belle serate che i due spesso organizzavano. Le foto dell’epoca ci raccontano, infatti, di quadri disseminati ovunque, dal pavimento al soffitto, accatastati l’uno sopra l’altro in un succedersi senza tregua per la gioia della coppia di far posto all’ultimo arrivato.
Nonostante la disposizione delle opere sia stata razionalizzata per consentirne il percorso museale, la struttura bohémien dell’esposizione così come la gran parte del mobilio sono rimasti esattamente come un tempo, offrendoci la rara opportunità di vedere la casa di due grandi amanti dell’arte e del design così come doveva apparire nei primi del Novecento sino agli anni ‘60.
A partire dai decori che sono stati studiati in ogni dettaglio da Piero Portaluppi, architetto della Belle Époque milanese che ha progettato alcune tra le sue dimore più celebri come Villa Necchi Campiglio e la Casa degli Atellani, la cui “firma” si può sicuramente riconoscere nelle splendide ringhiere in ferro battuto, nelle vetrate con vetri piombati decorati con i distintivi disegni geometrici, così come nei pavimenti. Tutto, deliziosamente, originale.
Anche le sedie, i tavoli e il divano sono stati disegnati da Portaluppi o dagli artisti stessi, come la sala da pranzo di Mario Sironi presentata alla Triennale del 1936, ed illuminati ad arte da bellissimi lampadari di Barovier, Fontana Arte, Salviati, Venini.
Una collezione di gran valore sia perché i coniugi riuscirono, grazie al loro intuito artistico, ad acquistare opere di molti artisti ancora prima che diventassero famosi, sia per il rapporto di amicizia stretto con alcuni di essi, come Mario Sironi e Lucio Fontana.
Il percorso si snoda attraverso l’ingresso dove si trova un bel ritratto di Antonio e Marieda con i loro amati gatti e le ceramiche create dalla collezionista-artista stessa, quindi la Sala del Novecento italiano con opere di Funi, Marussig, Tozzi, Carrà e Casorati sino alla Sala Sironi, interamente dedicata all’artista in cui sono presenti anche sculture di Arturo Martini.
Il successivo ambiente comprende il Gruppo di Corrente, sette Moranti e sei De Pisis, mentre proseguendo la visita si giunge nel Salotto degli Italiens de Paris con opere di Campigli, Paresce, Savinio e lo splendido dipinto La scuola dei gladiatori di de Chirico.
A seguire, troviamo la Sala Fontana che propone un prezioso insieme di venti lavori dell’artista, mentre le ultime due stanze sono riservate ai postcubisti picassiani, agli spazialisti, ai nucleari e ai pittori informali, fra cui Piero Manzoni con i celebri Achrome.
Tante opere, unite dalla promessa di eternità dell’amore di Antonio e Marieda che l’arte ha saputo mantenere, oggi più palpabile ed immortale che mai, tra le sale della loro amata casa museo.
Il segreto
Il celebre architetto e designer Alessandro Mendini, nipote della coppia che nacque nello stabile, racconta che in casa c’erano sempre tante scalette, chiodi e un martello pronti per collocare un nuovo quadro, che spesso significava rifare il puzzle interminabile di una intera parete.
Info utili
Casa Museo Boschi Di Stefano
Via Giorgio Jan 15
20129 Milano
Tel. +39 02 88464748
Da mar a dom, 10 – 17.30, ingresso libero.